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Laura Pugno

È in libreria il nuovo romanzo-saggio

Noi senza mondo

È in libreria la favola per adulti

Melusina

Ripubblicato il primo romanzo

Sirene

bianco ininterrotto,
quello che non hai visto acceca ancora




Bio



Laura Pugno

Laura Pugno è nata a Roma nel 1970.
È autrice di romanzi, poesia, saggi, sceneggiature e testi teatrali.

Di recente ha pubblicato la fiaba contemporanea Melusina, illustrata da Elisa Seitzinger (Hacca), i romanzi La metà di bosco, La ragazza selvaggia e Sirene (Marsilio), la raccolta poetica Noi (Amos) e i saggi Mappa immaginaria della poesia italiana contemporanea (Il Saggiatore) e In territorio selvaggio (Nottetempo). Con Giulio Mozzi ha scritto l'Oracolo manuale per poete e poeti (Sonzogno).

Ha vinto il Premio Campiello Selezione Letterati, il Premio internazionale Franco Fortini per la poesia, il Frignano per la Narrativa, il Premio Dedalus, il Libro del Mare e il Premio Scrivere Cinema per la sceneggiatura.

È tra i curatori della collana di poesia I domani di Aragno e nel Comitato Scientifico del Premio Strega Poesia.

Ha tradotto una dozzina di testi di poesia, romanzi e saggi dall’inglese, francese e spagnolo. La sua traduzione più recente è Il codice d'amore. Antologia dei trovatori provenzali (Ponte alle Grazie).

Collabora con L’Espresso, Le parole e le cose, le Guide di Repubblica e Radio 3, per cui ha curato il programma Oltrelontano. Poesia come paesaggio.

Insieme ad Annamaria Granatello ha creato il Premio Solinas Italia-Spagna.

Dal 2015 al 2020 ha diretto l'Istituto Italiano di Cultura di Madrid.

La biografia completa





Prosa

«Pugno ha una autorità e strana capacità di presa che cattura il lettore costringendolo a una lettura appassionata e tesa».
Angelo Guglielmi, l’Unità

«Si salvi chi può: è nata una grande scrittrice».
Andrea Cortellessa, La Stampa

«Con una lingua cristallina, intagliata nel vetro, Laura Pugno mescola violenza, visionarietà e candore».
Rosella Postorino, Rolling Stone


Samuel salì sulla piattaforma che sovrastava le vasche e aprì uno degli armadietti. Si tolse la tuta col logo western standard della yakuza – una y stilizzata in un cerchio enso, che sembrava tracciata col sangue – e indossò la muta di neoprene.
Il bordo vasca era deserto, non c’era nessun altro nell’allevamento. Con l’epidemia di cancro nero, c’erano stati tagli al personale. Erano rimasti solo due sorveglianti, Samuel e Ken’nosuke, che lavoravano su turni, i tecnici veterinari e gli addetti alla macellazione della carne.
Quello era uno degli impianti più piccoli, uno dei primi. C’erano stabilimenti più grandi e moderni in altri punti della riserva marina yakuza.
La monta delle sirene stava per iniziare. Subito dopo, dal pannello di controllo del sistema di svuotamento delle vasche, Samuel avrebbe attivato il ricambio dell’acqua. Era una delle cose che gli piaceva fare. L’acqua dell’oceano entrava con un risucchio e un gorgoglio. La griglia di filtraggio ne regolava la potenza, permettendo un’osmosi dolce e controllata tra mare esterno e mare interno, ma se Samuel avesse commesso un errore, se non avesse fatto incastrare perfettamente la griglia nel quadro a cerniera, la furia dell’acqua avrebbe spazzato via tutto.

Sirene

Quella notte mi sono svegliato e ho sentito Nord entrare nella mia mente. Non capitava da tanto tempo, ormai, credevo che il canale fosse chiuso. Ho sentito il flusso della sua mente scorrere nel mio sangue. Come sempre, sono entrato in trance. A differenza di molte altre volte, non ho provato dolore.

Quando ho sentito la telepatia scomparire ero esausto, come sempre. Il mio corpo era coperto di sudore gelato, con una sfumatura acre, da sforzo. Mi sono passato le mani sulla nuca, dove i peli si erano increspati come all’avvicinarsi di un pericolo, ma adesso ero calmo.

Questo, per alcuni, non è uno stato naturale del corpo. È un pericolo.
Altre volte, la mia telepatia con Nord era stata una visione perfetta. Stavolta era solo una presenza, la sensazione di un esserci. Sapevo solo che Nord, in qualche modo, era vivo.

Forse era a casa, era ridisceso dal Gora, la grande montagna. Se era così, prima o poi mi avrebbe cercato. Avevo sete. La telepatia mi lascia sempre sete. Mi facevano male braccia e gambe, sentivo le ginocchia rigide. Ho bevuto acqua gelata e sono andato a letto.
Ho dormito un sonno purissimo, senza sogni.

La caccia

Tre libri scelti per voi








Poesia

prende anni, poi accade,
lo vedi in questa mattina di dicembre,
guardi e guarderai,
poi la sciarpa e le braccia che gelano. Nessuno
è sceso sulle piste,
c’è nebbia fino alle forme più piccole, il disgelo

Bianco


vedi
che riesce il vuoto
con un movimento di tornitura

La mente paesaggio



la lingua si ritrae,
contrae
gli splendidi muscoli,
cerca copertura

all’entrata del bosco –
lo splendore portato come un mantello

gilgames'

Tre libri di poesia scelti per voi








Altre scritture





Il sogno di mezzanotte, Radio Rai 3.
"Statue" lettura di Marco Baliani.

1. ESTERNO GIORNO – TERRAZZO APPARTAMENTO MIA

Una ragazza con solo una maglietta addosso cammina sul cornicione di un grande terrazzo privato. Intorno a lei si stende una città di mare, il cielo chiaro dell’alba d’estate.

MIA, la ragazza, ha gli occhi chiusi. È minuta, sottile, ha la pelle liscissima, i tratti orientali, potrebbe essere mezza giapponese o coreana. È sonnambula.

Mia cammina sul cornicione del terrazzo come un’equilibrista sul filo, con una tranquillità e una sicurezza innaturali.

Di colpo apre gli occhi. Qualcosa ha richiamato la sua attenzione. Non è sorpresa, non perde l’equilibrio anche se la vista da lì è vertiginosa, anzi sorride.

Sceneggiatura "Sleepwalking"

San Paolo. Questa è una delle zone metafisiche di Roma.
Come nella mostra sulla Metafisica di qualche tempo fa alle Scuderie del Quirinale, poi seguita dalle Corti del Barocco. E rispetto alla gloria barocca di San Pietro, la basilica di San Paolo nella protezione dei giardini di Parco Ildefonso Schuster è un’astronave atterrata da misteriose profondità dello spazio.
Nato come quartiere popolare, San Paolo ha le stesse tinte ocra e crema di San Lorenzo e San Giovanni, ma più sfumate e addolcite, che lasciano spazio a punte di azzurro, di verde – come il mercato coperto di via Corinto – e di grigio.
Sul Tuttocittà, il cuore di San Paolo è un triangolo isoscele rovesciato, che dal Lungotevere s’incunea verso Sud, con i vertici in piazzale San Paolo, in piazzale Edison e in largo Maestri del Lavoro, stretto tra l’Ostiense con i suoi ex Mercati, e viale Marconi con la sua sfilza di negozi e la sua indomita vitalità commerciale.

La Repubblica. I quartieri di Roma raccontati dagli scrittori



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